mercoledì 7 aprile 2010

Un curioso road trippin’ attraverso i festosi anni universitari.

Così suona questo romanzo di formazione, per dichiarata intenzione dell’autore: “holdeniano” e scolpito su un giovanilistico “carpe diem”, fatto di immancabili flirt, magari spacciati per conquiste esistenziali, e baldorie varie. Avventure libertine, turbamenti sessuali e crisi filosofiche: questo è il cocktail servitoci dall’autore. Tra scherzose baruffe, incalzanti battute, giochi di citazioni erudite, chiacchiere e marachelle. Lo spirito del romanzo di Apolloni è post-ideologico, culturalmente eclettico, il tutto condito dal melting-pot dialettale che anima le sedi universitarie nostrane, con il loro misto di siciliano, napoletano, pugliese, veneziano e marchigiano. Perché allora Il circolo dei nichilisti? «Perché i nostri professori pensano che non crediamo in niente». La seconda delle tre parti del romanzo – la prima e la terza sono ambientate ad Urbino – si svolge nella terra di Albione fra paesaggi arcadici, inevitabile pioggerellina e richiami a saghe new-age. Una guida turistica alternativa per il protagonista Gabriele, in bilico tra dilemmi intellettuali e atteggiamenti bohémien. Dietro al decadentismo di facciata si cela tuttavia una reale passione di vita, più epicurea che nichilista a dire il vero. Una scrittura fresca e briosa, per una storia altrettanto godereccia.

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Marco Apolloni, classe '83, è saggista, curatore, redattore e web-writer. La penna è la sua arma più affilata, che lui maneggia con tanta velocità e agilità quanto una racchetta da tennis – suo secondo amore dopo la scrittura. Spera che le due lauree in filosofia – triennale ad Urbino e specialistica a Milano – gli riservino un futuro più roseo di quello de “I vagabondi del Dharma” di Jack Kerouac. É al suo esordio come romanziere.







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